Formazione "il FIGLIO dell'UOMO" ARGOMENTO dalla STAMPA QUOTIDIANA

FORMAZIONE

il FIGLIO dell'UOMO

ONLUS - ASSOCIAZIONE CATTOLICA

E-mail: studiotecnicodalessandro@virgilio.it

Siti Internet: http://www.cristo-re.eu ; http://www.maria-tv.eu ;

http://www.vangeli.net ; http://www.mondoitalia.net ;

http://www.web-italia.eu ; http://www.engineering-online.eu;

2009 dal 5 al 12 Aprile

8a SETTIMANA MONDIALE della Diffusione in Rete Internet nel MONDO de

" i Quattro VANGELI " della CHIESA CATTOLICA , Matteo, Marco, Luca, Giovanni, testi a lettura affiancata scarica i file cliccando sopra Italiano-Latino Italiano-Inglese Italiano-Spagnolo

L'ARGOMENTO DI OGGI

Aderite all"

ORDINE LAICO dei " CAVALIERI del FIGLIO dell'UOMO" per VIVERE il VANGELO, Diventate CAVALIERI del FIGLIO dell'UOMO vivendo la Vostra VITA in FAMIGLIA e sul LAVORO secondo VIA, VERITA' VITA

dai GIORNALI di OGGI

FIAT CRISI AUTO

CASSA INTEGRAZIONE

2008-12-16

Ingegneria Impianti Industriali

Elettrici Antinvendio

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

                                         

 

 

L'ARGOMENTO DI OGGI

 

CORRIERE della SERA

per l'articolo completo vai al sito

http://www.corriere.it

2008-12-16

 

REPUBBLICA

per l'articolo completo vai al sito

http://www.repubblica.it/

2008-12-16

 

 

 

 

 

 

L'UNITA'

per l'articolo completo vai al sito

http://www.unita.it

2008-12-16

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

per l'articolo completo vai al sito

http://www.ilsole24ore.com

2008-12-16

Fiat, la crisi impone la proroga della cassa integrazione

16 DICEMBRE 2008

Lo stabilimento Fiat di Mirafiori (Imagoeconomica)

COMMENTO

di Dino Pesole

Chiamparino: "Aiutare l'auto rinnovando le flotte delle città metropolitane" (di Vittorio Carlini)

Fiat, il ricorso alla Cig ridurrà le tredicesime

Auto: immatricolazioni Ue crollano del 25% a novembre

Auto Usa, la Casa Bianca rassicura Detroit sul piano da 15 miliardi

Semiconduttori, finisce un ciclo: anche il silicio sente la crisi

Dossier 2e4 ruote

Un altro mese di fermo per gli stabilimenti Fiat auto di Pomigliano d'Arco e Nola, nel napoletano. Con una nota inviata ai sindacati, l'azienda automobilistica, infatti, ha comunicato che la cassa integrazione si protrarrà fino all'8 febbraio prossimo, invece che fino al 12 gennaio come stabilito alcuni giorni fa.

La decisione sarebbe consequenziale "alla necessità di adeguare i flussi produttivi dello stabilimento - si legge nella nota - alla domanda di mercato, come conseguenza dell'andamento negativo del mercato automobilistico".

"Nella nota inviata al nostro sindacato - spiega Vittorio Granillo, del coordinamento nazionale dello Slai Cobas - la Fiat annuncia la cassa integrazione ordinaria per i 4509 operai, ed i circa 500 impiegati dello stabilimento di Pomigliano e Nola, e la sospensione riguarderà l'intero stabilimento". "A nostro avviso - ha concluso - la Fiat sta usando impropriamente la crisi e gli ammortizzatori sociali, a fini del tutto privatistici, per poter ricavare ancora una volta aiuti economici da parte dello Stato, sulla pelle dei lavoratori".

La Fiat , che ha dichiarato che durante i fermi produttivi andranno in cassa integrazione anche gli impiegati degli enti centrali Fiat, ha prolungato di una settimana, dal 12 al 18 gennaio, la Cig anche per gli stabilimenti di Mirafiori, Cassino e Termini Imerese.

Intanto i sindacati, che oggi hanno incontrato i vertici per il contratto integrativo, hanno annunciato che il governo italiano "non può continuare a rimanere estraneo vista l'importanza che ha il settore dell'economia nazionale". In questo senso Fim, Fiom, Uilm e Fismic stanno valutando le opportune iniziative da mettere in campo.

 

 

Chiamparino: "Aiutare l'auto rinnovando le flotte delle città metropolitane"

di Vittorio Carlini

16 dicembre 2008

Per il sindaco di Torinonecessari anche incentivi pubblici. "Si può ipotizzare un intervento che favorisca il rinnovo della flotta automobilistica pubblica delle grandi città".

"La Fiat, oggi, è un player competitivo. Il problema è un mercato in caduta libera". Così, Sergio Chiamparino, sindaco di Torino, da sempre in prima linea a difesa dell'occupazione nel capoluogo piemontese, commenta al Sole 24 Ore.com la notizia del prolungamento della cassa integrazione al Lingotto. "La situazione - sottolinea il primo cittadino - è completamente ribaltata rispetto a 5 anni fa, quando l'azienda era indebitata e aveva prodotti non così adeguati. Oggi il management, e l'azionista, sono stabili. La società ha una buona liquidità. Bisogna trovare il modo di superare questa crisi che ormai ha contagiato l'economia reale. D'altro canto, mi sembra che i vertici di Fiat abbiano già adombrato la strada del consolidamento"

Al di là delle strategie aziendali, quali le soluzioni che possono arrivare da chi governa?

Più che guardare ai singoli consumatori, che in questo momento possono non avere capacità di spesa, bisogna pensare a strategie d'intervento pubblico.

Vale a dire?

Penso a delle forme d'investimento - o di incentivi -, da restituire nel medio peridodo, a favore delle grandi aree metropolitane per sostituire le proprie flotte di automezzi pubblici. Un modo per arrivare ad avere dei veicoli ecologici da sostituire a quelli attuali. Facendo un conto, seppure grezzo, credo che per le 10 città metropolitane mezzo miliardo di euro sarebbe già sufficiente. In questo modo si potrebbe tentare di combattere un mercato difficile che, voglio ricordarlo, non crea problemi solo alle grandi aziende quali la Fiat.

La crisi economica vuol dire anche crisi del credito: le aziende, soprattutto le pmi, hanno difficoltà nel farsi finanziare...

E', purtroppo, una situazione cui dobbiamo fare i conti giorno per giorno. Quotidianamente piccoli imprenditori, artigiani lamentano questa difficoltà. Il credito deve essere più vicino all'impresa.

Proprio, oggi, peraltro Intesa SanPaolo ha varato la sua riorganizzazione della banca dei territori...

E' un' operazione su cui non voglio, né posso, fare alcuna considerazione.

Con l'uscita di scena di Modiano, però, alcuni hanno paventato un minor peso dell'anima torinese dentro il gruppo...

Ribadisco quello che ho già detto subito dopo le dimissioni consensuali dell'ex direttore generale. Il rischio è che la componente del SanPaolo possa perdere di rilevanza. Spero proprio di sbagliarmi.

 

 

 

 

 

Fiat, il ricorso alla Cig ridurrà le tredicesime

di Cristina Casadei e Paolo Picone

16 dicembre 2008

La piattaforma per il rinnovo dell'integrativo del gruppo Fiat è sempre la stessa. Ad essere cambiato è il contesto in cui sarà discussa. Sono passati pochi mesi, eppure sembrano molto lontani i tempi in cui l'azienda chiedeva gli straordinari per ottimizzare l'uso degli impianti. Oggi sono tutti chiusi, da Mirafiori a Termini Imerese, e quello che azienda e sindacati discuteranno questa mattina è il primo integrativo per cui si tratta a fabbriche chiuse.

In una lettera inviata a Fiom, Fim e Uilm la scorsa settimana, Fiat ha già preannunciato che questi non sono tempi favorevoli e quindi non ci sono le condizioni per discutere la parte economica. Rimane la disponibilità ad affrontare alcune questioni normative.

È un momento difficile ma "il sindacato pur cercando di comprenderlo deve pensare alla questione salariale dei lavoratori che con la cassa integrazione hanno perso potere d'acquisto – spiega Bruno Vitali della Fim –. Per questo noi avevamo chiesto a Fiat di calcolare la tredicesima senza tenere conto delle settimane di cassa integrazione". Ma la risposta è stata negativa e la tredicesima sarà fortemente ridotta. Per questo, oggi, i sindacati chiederanno all'azienda un'integrazione al reddito dei cassintegrati.

La piattaforma concordata da Fiom, Fim e Uilm un paio di mesi fa prevedeva, tra l'altro, che tutti gli interinali e i contratti a termine del gruppo Fiat, quasi 5mila giovani, avessero una corsia preferenziale al momento dell'assunzione. Oggi che questi ragazzi sono rimasti a casa, il sindacato chiederà che "nel momento in cui riprende la produzione siano reinseriti", dice Vitali.

Qualche dubbio sulla puntualità nella riapertura degli impianti, prevista per il 12 gennaio. Già ieri sera, secondo fonti sindacali, è emerso che a Mirafiori la cassa integrazione sarà prolungata fino al 19 gennaio. "Il rischio è che se non riprendono gli ordinativi, in febbraio, gli operai saranno di nuovo in cassa integrazione. Per questo sarà necessario puntare sull'innovazione che sembra essere l'unico elemento capace di attrattività per l'auto. Gli incentivi per l'industria, se ci saranno dovranno essere impiegati per il rinnovo tecnologico".

A Pomigliano e a Cassino c'è molta attesa per l'incontro tra Fiat e sindacati. In questi due stabilimenti, oltre alla cassa integrazione degli ultimi tre mesi, pesa la decurtazione, seppur minima, della tredicesima. Più o meno sono 60 gli euro che le tute blu non troveranno nella loro tredicesima di quest'anno a causa dello stop di diverse settimane effettuato proprio nel mese di dicembre e quindi dei ratei che non sono stati accumulati. Non c'è pericolo per ottobre e novembre, due mesi in cui i lavoratori non hanno superato le due settimane di stop, anche facendo ricorso a ferie ed a permessi autorizzati retribuiti.

Fino all'ultimo momento gli stessi sindacati hanno cercato di trovare una soluzione con l'azienda per evitare anche questo taglio sulle tredicesime, ma proprio oggi dovrebbe essere confermato che purtroppo non ci sono alternative e che in busta paga mancheranno all'incirca 60 euro. Ciò che preoccupa molto di più Rsu e confederali è che nei primi tre mesi dell'anno Fiat annunci l'ulteriore ricorso alla cassa integrazione. A questo si aggiunga che tutti i contratti in somministrazione e quelli a tempo determinato, non verranno riconfermati dal 2009. Certo è che modelli aggiuntivi nel 2009 non verranno messi in produzione ed in particolare a Pomigliano, per quanto riguarda il segmento C, si continuerà a lavorare sull'Alfa 147.

"Guardiamo con interesse e speranza – spiega Giovanni Sgambati, segretario generale Uilm Campania – alle capacità di Marchionne di superare, come già ha dimostrato di saper fare in passato, con le idee giuste questo momento difficile, per far uscire dalla criticità la Fiat intera e forte, salvaguardando i siti produttivi italiani". Gli fa eco Giuseppe Terracciano, segretario generale Fim di Napoli: "Innanzitutto bisogna salvaguardare l'occupazione – afferma –. I lavoratori sanno che è un momento difficile e come già accaduto in passato sapranno fare sacrifici, purché siano finalizzati a mantenere il lavoro e ad avere un futuro sereno e stabile".

 

 

 

 

Per il partner del Lingotto la scelta è tra Francia e Germania

di Andrea Malan

16 dicembre 2008

Dopo l'asta tra Air France e Lufthansa per conquistare la nuova Alitalia, un altro scontro franco-tedesco si prepara per Fiat? Il Lingotto è naturalmente in condizioni ben diverse dalla compagnia di bandiera. Ma se intesa deve essere – e Sergio Marchionne ha lasciato pochi dubbi al riguardo – in pole position ci sono proprio un'azienda tedesca, la Bmw, e una francese, la Peugeot. Con un'altra tedesca, la Daimler, sullo sfondo.

L'annuncio di Marchionne è stato una vera e propria conversione a U rispetto alla linea precedente, secondo cui Torino si sarebbe tenuta lontana da nozze e fusioni. "Il mondo è cambiato" è stata la giustificazione del manager, che dopo aver affermato a ottobre che "Fiat è in pareggio se produce almeno 1.840.000 auto" è passato a dire che "senza 5 o 6 milioni di auto prodotte non si sopravvive". Le due cose non sono necessariamente in contraddizione: si può riuscire a chiudere in attivo con 2 milioni di auto nel breve periodo, ma al tempo stesso avere bisogno di produrne 5 milioni a lungo termine per finanziare gli investimenti necessari a competere. È anche vero, però, che le fusioni nell'auto presentano una lunga storia di fallimenti: dal 2005 a oggi Daimler ha ceduto Chrysler, Gm è uscita da Fiat Auto e si è disfatta di una serie di quote di minoranza in società giapponesi (e potrebbe vendere o chiudere Hummer e Saab); Ford ha venduto Aston Martin, Jaguar e Land Rover, con Volvo che potrebbe fare la stessa fine. Anche per queso motivo, non tutti scommettono su un consolidamento imminente. Giuseppe Volpato, professore di Economia e gestione delle imprese all'Università Ca' Foscari di Venezia, crede per esempio che "ci sarà probabilmente un aumento degli accordi puntuali, ma non un rapido consolidamento. Le fusioni avvengono soprattutto in caso di crisi aziendali, che impongono la ricerca di partner (e potrebbe essere il caso di Chrysler)".

I due principali candidati all'intesa con Fiat sono Bmw e Peugeot. Un'eventuale intesa con quest'ultima avrebbe come vantaggi il fatto che i due gruppi lavorano da tempo insieme (sui minivan e i furgoni) e il fatto che Fiat Auto ha dimensioni e valore di Borsa simile a Peugeot. La famiglia Peugeot, inoltre, ha già espresso (si veda il Sole 24 Ore del 3 aprile 2008) la propria disponibilità a fare un passo indietro pur di garantire un futuro solido all'azienda. Le nozze italo-francesi avrebbero però anche grosse controindicazioni: in particolare, la sovrapposizione totale delle gamme prodotto e molto elevata dei mercati. Un matrimonio con Peugeot avrebbe davvero senso, dicono gli esperti, solo se venisse seguito da drastiche riduzioni della capacità produttiva in Europa; e in più rimarrebbe con il problema di gestire tre marchi come Fiat, Peugeot e Citroen con gamme (e immagini di mercato) quasi esattamente sovrapposte. Senza contare, aggiunge Volpato, che "è più probabile che Sarkozy dia via libera a una fusione franco-francese con Renault".

La bavarese Bmw – che sta negoziando da qualche mese con Torino per una possibile intesa tra Alfa e Mini – avrebbe il vantaggio di una quasi perfetta complementarietà di gamma prodotto e di mercati, e porterebbe in dote a Fiat le sue tecnologie avanzate e la sua capacità di ricerca. Anche l'azienda tedesca – alle prese con un forte calo di redditività – ha urgente bisogno di un partner per tagliare i costi; ha trattato a lungo per un'intesa anche con Daimler. Una delle controindicazioni è che Bmw vale tre volte Fiat Auto; ma nelle condizioni attuali è probabile che l'azienda e gli Agnelli siano disposti ad accettare una partecipazione di minoranza: "La cosa importante è che sia un buon matrimonio" ha detto John Elkann.

Mentre Fiat lavora alla scelta del partner, gli aiuti all'auto in Italia si fanno attendere. Ieri il ministro degli Esteri Franco Frattini ha detto che solo "se l'Europa adotterà una cornice generale per aiutare dei settori, tra cui l'auto, noi potremmo considerare una cosa del genere".

 

 

 

Auto Usa, la Casa Bianca rassicura Detroit sul piano da 15 miliardi

16 dicembre 2008

La Casa Bianca continua a rassicurare Detroit, dichiarando che gli aiuti governativi a favore del settore automobilistico Usa arriveranno nel breve termine, ma aggiunge che non ci sarà alcun annuncio nell'immediato. I rumor che si accavallano nelle ultime ore non sono dunque affatto fondati, secondo Dana Perino, portavoce della presidenza Usa.

Il senatore democratico del Michigan Carl Levin, dall'epicentro della crisi, ovvero da Detroit, afferma che il piano di salvataggio potrebbe aggirarsi sui 15 miliardi di dollari, di cui 8 miliardi a favore di Gm e 7 miliardi per Chrysler. La cifra dovrebbe rimanere dunque all'incirca allo stesso livello di quei 14 miliardi di dollari che sono stati decisi la scorsa settimana attraverso un accordo raggiunto tra i democratici del Congresso e la Casa Bianca, poi naufragato con la bocciatura del Senato.

Che fine farà invece la figura dello "zar dell'auto", di cui si è parlato tanto nel precedente piano fallito? Il senatore Levin ha sottolineato che forse questa nuova carica potrebbe essere ricoperta dallo stesso segretario al Tesoro Usa, che si troverebbe a essere responsabile così anche del processo di ristrutturazione del settore auto.

Ma nel frattempo, la Casa Bianca frena gli entusiasmi e non fornisce alcun dettaglio preciso. "Penso che tutti voi abbiate pensato (che un annuncio) sia quasi immediato - ha detto oggi Perino - Ma non abbiamo mai dato alcuna indicazione (in tal senso). Non sono a conoscenza di alcun annuncio imminente da parte nostra. Stiamo prendendo del tempo per cercare di fare la cosa giusta e per valutare tutte le opzioni". Dunque l'amministrazione Bush è in contatto con i colossi di Detroit, e anche con i loro azionisti. Ma questo non significa che un pacchetto di aiuti sarà annunciato domani, come hanno lasciato intendere alcune voci circolate sui mercati. Altro fattore importante, "non avremo fretta solo perchè ci sono pressioni dal mondo dei media".

Una cosa quasi certa è che comunque l'opzione di una bancarotta di Gm o Chrysler rimane la meno favorita dal presidente George W. Bush, e gli aiuti arriveranno a fronte di concessioni da parte degli azionisti delle aziende. Il vicepresidente Dick Cheney ha ribadito la posizione del governo: il fallimento dei colossi dell'auto americani farebbe crescere le preoccupazioni di "un profondo shock al sistema".

Si continua a parlare intanto della scelta di raccogliere i finanziamenti attingendo ai fondi da 700 miliardi di dollari che il Congresso ha messo a disposizione agli inizi di ottobre per salvare le banche Usa. A tal proposito, anche il presidente della Camera Nancy Pelosi ha chiesto che i finanziamenti vengano erogati sotto precise condizioni. E comunque, ci sarebbero per l'appunto altre opzioni.

Nell'attesa di un piano che non si sa ancora quando sarà presentato, l'umore a Wall Street rimane contrastato, con Gm che guadagna il 3,6% e Ford che cede appena lo 0,31 per cento. A proposito di Ford, il colosso ha reso noto che potrà sopravvivere nel corso del 2009 anche in assenza di prestiti di emergenza.

 

 

 

La stampa Usa: "I repubblicani hanno ucciso l'industria dell'auto"

Le reazioni

L'opposizione repubblicana al Senato ha ucciso il piano di salvataggio da 14 miliardi di dollari dell'industria automobilistica americana, mettendo in dubbio il suo futuro e minacciando di dare un altro colpo all'economia".

Il "Los Angeles Times" commenta così il mancato accordo sul pacchetto di aiuti alla General Motors e alla Chrysler, che, oltre ad avere conseguenze sui mercati di tutto il mondo, è "carica di rischi politici" per gli stessi repubblicani. "La drammatica rivolta del Gop al Senato", scrive "The Politico", espone il partito "alle critiche potenzialmente devastanti secondo cui la mancanza di un compromesso condannerà le Big Three e aggraverà la recessione economica".

Non è un caso che il presidente uscente George W. Bush si sia speso in prima persona in questi giorni perché si arrivasse a un compromesso, nelle stesse ore in cui il suo vice Dick Cheney avvertiva: "Se non approveremo il piano, saremo conosciuti per sempre come il partito di Herbert Hoover", il presidente repubblicano sotto il cui mandato ebbe inizio la Grande depressione degli anni Trenta, emergenza che non fu in grado di gestire.

La verità è che quanto accaduto al Senato - dove repubblicani e democratici non sono riusciti a trovare un'intesa sull'equiparazione dei salari dei dipendenti delle aziende americane a quelli di aziende straniere come Toyota e Honda - conferma la profonda spaccatura all'interno del Gop tra gli eletti negli Stati dell'auto e nella cosiddetta Rust Belt, la 'cintura dell'acciaiò (il Midwest e del Nordest industriali), e i colleghi del sud, che invece rappresentano gli Stati in cui produttori di auto straniere costituiscono una presenza economica significativa.

"Io non penso alla politica, ma penso alle cose concrete - ha detto dopo lo stop al Senato George Voinovich, rappresentante repubblicano dell'Ohio, fra i dieci che hanno votato ieri insieme ai 42 repubblicani per far avanzare il piano - io penso alla gente che sta perdendo il lavoro, ai fornitori e ai venditori di auto". Dopo quanto successo, infatti, difficilmente i repubblicani saranno in condizione di replicare a quanti li accuseranno di essere insensibili alle sorti dell'industria automobilistica americana.

Tuttavia, all'interno del Gop, c'è uno zoccolo duro di congressisti che vuole approfittare di questa occasione per recuperare lo spirito originario del partito, che ha nel suo dna il limitato intervento del governo in economia. "Politicamente - spiega il senatore Jim DeMint, della Carolina del Sud - penso che i repubblicani possano dimostrare in questo caso la vera differenza con i democratici. Io penso che gli elettori si rivolgeranno contro tutti quanti noi se la recessione peggiorerà nei prossimi mesi, perché vedranno tutto il denaro che è stato buttato e capiranno che l'origine di questa recessione sta in una cattiva politica del governo".

Di tutt'altro parere l'amministrazione uscente, costretta a incassare questa bruciante sconfitta a cinque settimane dalla fine del suo mandato. "Siamo delusi che il Congresso non sia riuscito ad agire - ha commentato la Casa Bianca in una nota - Noi pensiamo che la legislazione che abbiamo negoziato rappresenti un'opportunità per usare fondi già predisposti per i produttori di auto e la chance migliore per evitare una bancarotta, assicurando al contempo che i fondi dei contribuenti vadano solo alle aziende i cui vertici siano pronti a prendere decisioni difficili". (segue) "sarà un Natale molto, molto brutto per tanta gente a causa di quello che è successo ieri sera", ha detto dal canto suo Harry Reid, leader della maggioranza democratica al Senato, mentre il repubblicano Mitch McConnell, capo della minoranza, definiva "semplicemente inaccettabile per la gran parte di noi la proposta che l'amministrazione aveva negoziato in buona fede con la maggioranza democratica e questo perché noi riteniamo che non possa funzionare".

Dopo il mancato accordo al Senato, la Casa Bianca può ancora decidere di utilizzare quanto previsto dal piano di salvataggio del settembre scorso da 700 miliardi di dollari (il cosiddetto Tarp) per garantire aiuti all'industria dell'auto, un'ipotesi che finora però Bush non ha voluto prendere in considerazione. Quanto successo, scrive il "New York Times", rappresenta "una bruciante sconfitta per il presidente Bush nelle ultime settimane del suo mandato e anche per il presidente eletto Barack Obama, che ancora ieri aveva rivolto un appello al Congresso perché si evitasse la perdita di altri posti di lavoro in un'economia già profondamente debilitata". .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

per l'articolo completo vai al sito

2008-10-31

http://www.avvenire.it

http://www.lastampa.it/redazione/default.asp

http://www.italysoft.com/news/famiglia-cristiana.html

http://www.italysoft.com/news/il-punto-informatico.html

 

 

per l'articolo completo vai al sito

2008-10-31

http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_homepage_03.php?IDCategoria=1

http://www.ilgiornale.it/

http://www.vatican.va/news_services/or/home_ita.html

 

 

 

 

 

 

per l'articolo completo vai al sito

http://www.unita.it

2008-10-31

http://www.europaquotidiano.it/site/engine.asp

http://www.gazzetta.it/

http://www.corrieredellosport.it/

http://www.wallstreetitalia.com/

per l'articolo completo vai al sito

2008-10-31

http://www.panorama.it/

http://espresso.repubblica.it/

http://www.sorrisi.com/sorrisi/home/index.jsp

http://www.sanpaolo.org/fc/default.htm

 

per l'articolo completo vai al sito

2008-10-31

 

per l'articolo completo vai al sito

2008-10-31

 

 

 

 

 

 

 

 

per l'articolo completo vai al sito

2008-10-31

 

per l'articolo completo vai al sito

2008-10-31

 

Vai alla HOME PAGE

Edito in Proprio e Responsabile STUDIO TECNICO DALESSANDRO GIACOMO

Responsabile Per. Ind. Giacomo Dalessandro

Riferimaneti Leggi e Normative : Michele Dalessandro - Organizzazione, impaginazione grafica: Francesca Dalessandro